Una mia cattiva abitudine è sempre stata quella di diffidare dai film d’animazione, evitandoli il più delle volte. L’altra sera però non ho voluto dire di no e sono andata anche io a vedere ‘Coco’ al cinema.

Una storia semplice, ma articolata allo stesso tempo, vissuta da personaggi che, a tratti, sembrano addirittura attori in carne e ossa. Un film commovente, che appassiona i bambini e rapisce il cuore degli adulti. Diretto da Lee Unkrich e Adrian Molina, distribuito dalla Walt Disney Pictures e prodotto e creato dalla Pixar Animation Studios, ‘Coco’ è la storia di un bambino, Miguel, con una passione proibita all’interno della sua famiglia, ovvero quella per la musica.

Come il suo idolo, Ernesto de la Cruz, questo simpatico e testardo protagonista aspira a diventare un bravissimo musicista. Un sogno, il suo, per il quale sarebbe disposto a tutto, anche ad allontanarsi dalla sua famiglia e a ricevere la benedizione dai suoi parenti defunti, che incontra nell’aldilà in quelle ore che lo separano dalla vita e dalla morte.

Si scatena d’improvviso una corsa contro il tempo, un concatenarsi di eventi e situazioni che non possono andare oltre il momento dell’alba. Tutto si svela, scena dopo scena, mostrando una realtà diversa da quella che appare. L’attualità di questo film d’animazione risiede proprio in questo aspetto: rivelare la doppia faccia della medaglia, quella che ci illude da un lato e quella che ci lascia senza parole dall’altro.

Tutto si capovolge e i buoni diventano cattivi. Difficile trattenere le lacrime, specie nelle battute finali della storia, in cui si respira un’umanità disarmante che ci denuda e ci spoglia. Un film che dialoga con la parte di noi più fragile, quella che spesso nascondiamo dietro agli impegni quotidiani, ingannandola con il tempo che passa. Guardando ‘Coco’, ci si ritrova a fare i conti in pochi minuti con le mancanze e le assenze che, per natura e per difesa, tendiamo ad allontanare e a reprimere.

Ecco perché si piange, ecco perché ci si commuove fino a non avere più lacrime. Perché si rivive in silenzio il dolore della perdita, il ritorno del ricordo e la paura di dimenticare. È questo che mi ha lasciato ‘Coco’: gli occhi rossi per il pianto, un po’ di solitudine in meno e le tenere domande dei bambini che il film non l’hanno capito fino in fondo. Per loro, per fortuna, è ancora presto.

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