Titolo: Lettere d’amore da Montmartre
Autore: Nicolas Barreau
Casa editrice: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2019
Numero di pagine: 232
Prezzo di copertina: 15,00 euro
Frase preferita: “In alcuni casi la ragione ha bisogno di più tempo per capire ciò che il cuore invece sa da un pezzo”

 

L’ho finito. Ho finito di leggere l’ultimo libro che mi ha tenuto compagnia in queste quattro notti. Sì, perché a me piace leggere di notte, quando tutti gli altri dormono e devo piegare le pagine verso l’abat-jour sul comodino per vederle bene. Forse per alcuni sarà un po’ scomodo, ma per me è il luogo della pace, del silenzio e delle parole che rimbombano nella testa, frase dopo frase e nessuno può sentirle.

Lettere d’amore da Montmartre (Feltrinelli, 2019) è l’ultima opera di Nicolas Barreau, scrittore definito “fantasma” nel web e autore di otto romanzi, tradotti in trentasei paesi.

Una storia con un prologo e un epilogo simili, ma totalmente diversi. Vi starete chiedendo forse come sia possibile, come qualcosa possa essere allo stesso tempo simile e diversa. Ebbene sì, per fortuna è così e questo perché la vita ci cambia, ci trasforma e lo fa cogliendoci impreparati.

Julien Azoulay è uno scrittore di commedie romantiche, che perde la moglie di appena trentatré anni a causa di un carcinoma del colon-retto. Hélène, questo il nome della donna, prima di morire gli strappa una promessa: scrivere per lei trentatré lettere, tante quanti sono stati gli anni vissuti.

“Tu scrivimi e basta. Scrivimi com’è il mondo senza di me. (…) Avrà un senso, fidati. E sono sicura che alla fine troverai anche una risposta”.

Inizia così questa tormentata corrispondenza a senso unico, tale fino al giorno in cui Julien scopre che le lettere scritte e nascoste in uno scomparto segreto, fatto realizzare appositamente nella tomba della moglie, sono sparite. Al loro posto, di volta in volta, spunta qualcos’altro. Un segno forse. Un simbolo dall’aldilà. Affonda la mano in quello scrigno e ne cava un sassolino a forma di cuore, una coroncina di fiori, i biglietti di uno spettacolo, qualche poesia.

Il cimitero di Montmartre diventa così il luogo del mistero, il covo segreto in cui accade qualcosa che esita a svelarsi.

Una storia incalzante, dinamica, in cui emergono l’amore per la donna amata, la disperazione e la solitudine della morte e la speranza per la vita che continua, che trova un modo per ricominciare, anche quando tutto non ha più un senso.

Un romanzo che commuove e intenerisce, un racconto che addolcisce il cuore e lo educa verso sentimenti puri, buoni. Sentimenti che talvolta mettiamo da parte per far spazio al vago.

Forse non è vero ciò che ci siamo sempre detti sulla morte, ciò che ci hanno sempre raccontato o che abbiamo raccontato ad altri a nostra volta.

Come potrebbe mai allontanarci qualcosa che in verità ci avvicina?

Come potrebbe mai perdersi qualcosa che teniamo nel cuore, come in trappola? Forse l’errore è proprio questo: la gabbia in cui condanniamo il dolore, la prigione in cui abbiamo messo al buio la mancanza.

Chi muore non parla ai vivi con le parole di questa Terra. Lo fa in un modo tutto suo che non sempre riusciamo a capire né a sentire, ma accade.
La morte non ci insegna soltanto a piangere, ci dice anche come vivere.

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