Se in molti avrete letto il libro, sicuramente in moltissimi avrete visto il film al cinema. ‘Io prima di te‘ è la storia semplice e avvincente come poche tra Louisa Clark e Will Traynor.

Lei, stravagante, è fidanzata da quasi sette anni con un uomo che non sa se ama e lavora come cameriera in un locale, prima di essere licenziata. Lui, severo, ha ricevuto ogni sorta di piacere, lusso e divertimento dalla vita, ma a causa di un incidente rimane inchiodato su una sedia a rotelle.

Raccontato dalla penna sensibile di Jojo Moyes, scrittrice e giornalista inglese, il libro mette in scena fra le pagine la diversità che aiuta a crescere e i contrasti che insegnano a vivere meglio, consigliando, senza pretendere di riuscirci, un nuovo modo di vedere le cose e affrontarle.

È una storia che cattura l’attenzione e l’emozione e le mescola fino a confonderle. Il lettore si trova spesso spaesato tra ciò che potrebbe valutare razionalmente corretto e quello che invece gli comanda il cuore. Sensazioni che prova anche la protagonista, una ventiseienne senza particolari ambizioni nella vita che, per caso o per sbaglio, viene catapultata fuori dalla realtà ovattata in cui si era sempre rifugiata, per ricevere, al pari di uno schiaffo in faccia, il compito più duro: riaccendere la speranza in chi ormai ha smesso di nutrirla da un po’.

Coinvolgente, drammatico, ironico, vitale. Se dovessi usare quattro aggettivi per descrivere questo libro, userei proprio questi. ‘Io prima di te’ è una storia che appartiene a pochi, ma che accomuna le coscienze di tutti coloro che la leggono. Si gira l’ultima pagina interrogandosi, riflettendo, provando dentro una gran voglia di uscire ad amare il mondo e a respirarlo a polmoni pieni.

Io l’ho finito una sera di inverno, riscaldata dall’abbraccio di un plaid che ha asciugato subito la mia commozione. Se dovessi tornare indietro, lo rileggerei mille altre volte ancora, ma lo farei in estate per concedermi alla fine un bel bagno a mare al tramonto e sentirmi viva.

Mi gusterei senza fretta il nascondino del sole che sparisce per cambiare luoghi e affacciarsi da nuovi confini. Ne fisserei a mente i colori e aspetterei, seduta sulla sabbia, di rimanere sola per guardare il mio corpo ancora bagnato e infreddolito e giocare con le dita dei piedi. Sceglierei per me il privilegio di poter decidere se restare o andare, se giacere o muovermi.

Credo che solo così potrei dimostrare di aver capito e di aver amato davvero questo libro. In fondo, è questo che dice fra le righe: vivere bene, semplicemente vivere.

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