Sessantacinque. Sarebbero stati sessantacinque anni oggi, papi.

Un compleanno silenzioso, senza candeline su cui soffiare per esprimere un desiderio, né sorprese né regali. È strano come il tempo passi così velocemente, per fermarsi all’improvviso in determinate date del calendario. In giornate ben precise, a cui la vita ha affidato l’amaro compito di risvegliare i ricordi e la malinconia.

Era il 2012, quando abbiamo festeggiato il tuo compleanno per l’ultima volta, ma non lo sapevamo ancora. Il passato rispetto al presente ha meno fantasia e più parole. Ti ha già svelato tutto, lo puoi raccontare, commentare e persino dimenticare, se vuoi.

Ricordo le telefonate la mattina, quando abitavo a Catania e quel tuo “pronto!” sillabato oltre la cornetta, che scaldava il cuore. Era riconoscibile, dolce, originale. Eri tu, rimpicciolito nel suono di una parola, che apriva una piacevolissima chiacchierata di pochi minuti.

Gli anni che passano, la pelle che si piega in tante rughe, le palpebre che cedono e due, tre denti che iniziano a barcollare. Avrei voluto vederli anche su di te i cambiamenti dell’età. Avrei voluto vederti invecchiare, papà e diventare sempre più bello, nonostante gli acciacchi del tempo. Con quelle spalle larghe e quelle gambe lunghe e magre, che facevano da trampoli al tuo corpo e disegnavano i tuoi passi, tracciando un modo di camminare singolare e riconoscibile.

Avrei voluto festeggiare fino ad oggi questo 3 dicembre insieme a te.

A volte mi chiedo come sarebbe stato. Come sarebbe stato averti ancora qui per tutti questi anni. Credo che saresti stato fiero di me per molte cose, ma credo anche che mi avresti rimproverato parecchio, perché, da quando non ci sei, di errori ne ho fatti tanti.

Sono in ritardo su molte cose, forse esagero pure con gli impegni, dormo poco, mangio troppi panini, dico le parolacce adesso e i piercing nelle orecchie sono diventati sei. E l’elenco potrebbe continuare, ma io e te sappiamo bene di che cosa parliamo.

In fondo, conosci tutto o almeno spero.

Vedi, prima di me, dove andrò. Vedi, prima di me, come reagirò, che cosa farò, se alla fine dei conti piangerò o riderò.

Eppure, io ti ho sognato tante volte in questi anni e non sei mai stato arrabbiato, anzi. Sei sempre stato felice.

Adesso non ho più bisogno di giustificazioni, ti parla il mio cuore. Ti svela le sue debolezze, le sue preoccupazioni, i suoi desideri e forse capisci meglio di me il perché di alcune cose.

Io non vedo oltre questo minuto, oltre questo giorno, tu sì e spero di non darti preoccupazioni.

Tornerà il tempo in cui festeggeremo di nuovo il tuo compleanno, papi. Io sarò anziana, più bassa e ricurva e tu sarai sempre giovane, perché dalle tue parti il tempo si ferma.

Ti preparerò una torta…nel frattempo sono diventata brava con i dolci, sai? E soffierai sulle candeline. Cinquantotto, come quelle in cui hai messo un punto.

E se non saprai che desiderio esprimere, te lo suggerirò io: una vita, anche lontano da qui, non importa, ma per sempre e tutti insieme.

Il tempo esiste per noi mortali, che abbiamo il vizio di contare e di misurare ogni cosa.

Tu sei infinito e nell’infinito io mi perdo ogni giorno, ritrovandoti talvolta o cercandoti invano.

Auguroni, papi, per i tuoi sessantacinque anni terreni.

Oggi manchi, più di ieri. Oggi ti vorrei qui, come Ieri. Oggi non ci sei e non ci sarai domani.

Ma io saprò trovarti. Saprò inventarti nelle piccole cose di ogni giorno e ci sarai, anche quando non ci sei. Perché la morte è ladra, ma la vita è giudice e un modo per ridarti ciò che ti è stato rubato lo scova sempre.
Ti amo, papi.

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