Se ci si aspetta un film d’azione da ‘Ore 15:17 – Attacco al treno’, beh, si corre il rischio di uscire dal cinema un po’ delusi. Se invece lo si vede pensando alla quotidianità di tre ragazzi senza paura ed esitazione, allora la percezione cambia.
È un po’ quello che è successo a me ieri sera al cinema. Diretto da Clint Eastwood e interpretato da Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos, protagonisti reali della vicenda, la pellicola affronta l’attacco al treno Thalys del 21 agosto di tre anni fa, in cui venne scongiurata una tragedia destinata a registrare conseguenze gravissime e drammatiche.
Un attacco terroristico in piena regola, messo letteralmente in ginocchio dal coraggio e dal sangue freddo di tre amici, cresciuti coltivando l’amore per l’Arma e il desiderio di aiutare il prossimo. Il film scorre lentamente e mostra dapprima l’infanzia, poi l’adolescenza e infine le scelte di vita di Spencer, Anthony e Alek, fino a giungere all’episodio che dà il titolo alla storia.
L’attacco al treno dura pochi minuti, la pellicola racconta più nel dettaglio tutto ciò che accade prima e tutto ciò che accade dopo. Non è l’azione che rende eroico un uomo, ma la sua formazione, il modo in cui è vissuto, le passioni e i sentimenti che ne hanno nutrito anima e corpo. È questo che bisogna cogliere. È meglio lasciare perdere il titolo, dimenticarlo per circa due ore e assistere allo spettacolo della normalità, in cui agiscono tre ragazzi isolati ed emarginati che riescono a tenersi compagnia, divenendo ottimi amici.
Non è il gesto che dà senso alla storia, ma quello che spinge i protagonisti a compierlo: salvano delle vite esponendosi al pericolo. È il trionfo dell’umanità e della libertà. Non commuove e non fa ridere, fa riflettere, ma soltanto dopo un po’. Bisogna infatti rimuginare su quanto visto per comprendere pienamente la complessità di un film apparentemente semplice.
Il gioco è proprio questo: intrattenere lo spettatore davanti alla meraviglia del quotidiano che conduce verso un destino in cui è l’uomo a decidere come far andare le cose e non la sorte. Un po’ come dire che tutto ciò che succede, bello o brutto, vigliacco o eroico, dipende dal modo in cui ciascuno di noi lo affronta.
Uomini di diverse nazionalità insieme in nome della libertà, protagonisti di un gesto disinteressato di grande umanità, che salva i passeggeri di un treno passato alla storia, ma anche le coscienze della gente comune, che dal loro atteggiamento può solo trarre un validissimo esempio.
Un attacco al treno che diventa un attacco alla sensibilità dell’uomo, immerso in una società in cui si è sempre più terrorizzati e sempre meno audaci. Sempre più vittime e sempre meno eroi.
Clint, per me, è una certezza ma, a dire la verità, il titolo del film, ha sviato anche me . . . e me ne dispiace! Avrei potuto, sin da subito, gustarmi il film che raccontava la storia di questi tre ragazzi, invece di aspettare l’azione, l’attacco al treno che, in verità, si è rilevato solo una parte “marginale” della proiezione.
Non so quanti di noi avrebbero mai creduto che, questi ragazzi, sarebbero mai riusciti a compiere un simile gesto, ma Clint, nel suo film, ha proprio voluto mettere in risalto questo, secondo me.
Gli “eroi” non sono altro che persone che hanno semplicemente il coraggio di agire, di difendere i più deboli e di proteggere la libertà.
Grazie a questi ragazzi, “300 proiettili”, non si sono trasformati in nomi da aggiungere a una lista di morti innocenti, che sembra, purtroppo, non avere fine.
Un film che tratta una delle tante storie che meriterebbero di essere raccontate!