Ho conosciuto Andrea Pilotta il 24 ottobre del 2017 quando, nel suo itinerario siciliano, ha inserito anche la città in cui vivo per presentare il suo libro ‘La rivoluzione d’amore‘ e parlarci di Papo, un bambino ‘fico e saggio’, nato con un arresto cardiaco e morto, ad appena dieci anni, con un arresto cardiaco.

Il sorriso e l’ironia erano i suoi poteri magici e l’affrontare la vita con leggerezza era una delle sue migliori abitudini. Un supereroe che rivive nella scrittura e nella narrazione di papà Andrea, autore dell’opera edita Garzanti, che ha deciso di affrontare il dolore della perdita condividendolo.

All’anagrafe Jacopo Pilotta, ma chiamato Papo perché era così che da piccolino riusciva a pronunciare il suo nome, questo divertente protagonista regala al lettore una storia forte, che non cade nel pietismo e nelle lacrime. Un libro che suggerisce, attraverso la spensieratezza di un bambino, il modo in cui prendere a morsi la vita. Riconoscibile già dalla copertina tutta nera, dato l’evento nefasto, ma con un gessetto bianco che permette di disegnare ancora dei cuori con cui sopravvivere anche nel dramma più terribile.

L’opera attraversa uno ad uno i ricordi più buffi e sinceri di un figlioletto che, senza malizia, dice alla nonna di essere grassa e a una maestra, nel giorno del suo 36esimo compleanno, di dare l’impressione di averne cinquantadue.

“La gente che lo ha letto sui mezzi pubblici – aveva ammesso l’autore durante quell’incontro – ha confessato di essere sembrata bipolare agli occhi degli altri, perché è una storia che fa commuovere, ma che fa anche tanto ridere”.

Ad accompagnare Papo nel viaggio della vita pure la sorellina Totta, Carlotta all’anagrafe. “Quando perdi un padre o una madre – aveva continuato Pilotta – diventi orfano. Quando perdi un figlio, non perdi qualcuno, muore direttamente una parte di te. Io dico sempre che Papo gioca ancora, ma altrove, al di là dell’infinito, rispetto a noi che siamo rimasti per adesso al di qua. Non si concentrava mai su ciò che, per via della patologia cardiaca, non poteva fare, ma faceva al meglio tutto quello che poteva”.

È proprio questo il messaggio forte del libro: sforzarsi di ascoltare il piccolo protagonista e prendere esempio da lui, che rimane bambino anche nella malattia e che ama sorridere e far ridere gli amici. Papo supereroe, come lo ha inteso Pilotta fra le sue pagine. “Il gesto più eroico che possa esistere – aveva terminato lo scrittore – è quello di restare bambino nella bufera”.

A conclusione della presentazione, il racconto delle iniziative sociali avviate a tal proposito e l’affetto del popolo del web nei confronti di questo padre, che ha raccolto in un libriccino, dal titolo “Mamma, ho fatto la cacca dura come gli zoccoli di uno gnu”, le battute del figlioletto.

In tanti, quella sera, hanno acquistato una copia del libro da fare autografare, ma papà Andrea anche a riguardo ha avuto qualcosa da aggiungere. “Non sono io il protagonista di questa storia, ma è Papo. Non ha senso che le firmi io, ma è giusto che le faccia autografare a lui, così come aveva fatto quando avevamo messo in vendita, dietro un’offerta libera, il libriccino delle sue battute”. E proprio le dediche di Papo vivono adesso intrappolate in due timbri che lo scrittore porta dietro con sé, insieme ai testi di due canzoni scritte dal bambino quando aveva nove anni. In questo modo, chi un domani leggerà il libro non potrà fare a meno di sorridere sfogliando già la prima pagina, in cui spiccherà per sempre, nero su bianco, la grafia del piccolo protagonista: “Grazie per averci regalato i vostri soldi. Alla prossima, Papo”.

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