Che cosa c’è oltre ciò che vediamo e sappiamo?
La mia mente ha avuto spazio soltanto per questa domanda dopo il film ‘Perfetti sconosciuti’. Diretta da Paolo Genovese e interpretata dalle attrici Anna Foglietta, Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak e dagli attori Giuseppe Battiston, Marco Giallini, Edoardo Leo e Valerio Mastandrea, questa storia mette in scena sette carissimi amici per trascorrere una piacevole serata insieme, ma basta una proposta e tutto si ribalta.
Gli scheletri escono dai telefonini e non dall’armadio e volteggiano dietro ai loro protagonisti, che cercano dapprima di proteggersi e difendersi l’un l’altro, poi si attaccano, si giudicano e si rivelano essere altri da sé. Ci sono Eva e Rocco, poi Cosimo e Bianca, Lele e Carlotta, Giuseppe e con lui ci sarebbe anche Lucilla, inesistente o non raggiungibile, per prestare fede al gergo telefonico.
Una storia in cui ciascuno di loro sa di dover sentirsi in colpa per qualcosa, ma si stupisce e rimane quasi senza parole di fronte ai segreti dell’altro. È un po’ lo specchio della società odierna: la gente si pulisce le scarpe su uno zerbino prima di entrare nel proprio scrigno e lo fa per evitare di infettarlo, di portare dentro ciò che è bene (ma non corretto!) lasciare fuori.
‘Perfetti sconosciuti’ è il film della bugia, dell’ipocrisia, dell’apparenza, del “meglio non dire”, della codardia e del non coraggio, che non è paura. Non avere coraggio infatti incarna una carenza umana, una mancanza che ci impoverisce. Avere paura invece contribuisce al nostro essere fragili e ci regala l’unica ruga naturale in grado di renderci belli.
È il ritratto fedele di ciò che non potremmo mai credere di vivere un domani. Non ci credono neppure loro. Ecco perché, alla fine del film, si scopre che in verità non si è mai parlato né di omosessualità, né di tradimenti reali e virtuali, né di chirurgia estetica e mentale. Niente di tutto quello che si è visto è accaduto.
La serata piuttosto è trascorsa tranquillamente e tutti tornano a casa sazi e leggeri, perché quando una colpa ha solo il suo carnefice e non la sua vittima pesa la metà. Nel film i protagonisti, alcuni di loro almeno, accusano la tecnologia telefonica di aver rovinato l’umanità. A me pensarla così dispiace, nonostante riconosca quanto ci abbia avvicinato alla gente lontana da noi e allontanato piuttosto da quella vicina, quanto ci abbia incantato e permesso di incantare e illuso e permesso di illudere.
‘Perfetti sconosciuti’ svela come, talvolta, non sapere e non dire siano da preferire al sapere e al dire, sebbene decisamente meno onesti. I telefonini non ci hanno rovinato, ci hanno reso soltanto più vulnerabili forse, fregando la furbizia di alcuni e provocando i sensi di altri. Di certo non sarà un cellulare a nascondere una verità. Se lui tace e non squilla al momento sbagliato, un domani, la coscienza di ognuno di noi lo farà al posto suo e non potremo più dirle: “Scusa, adesso non posso, ti richiamo io!”.