Un film davanti al quale dovremmo sforzarci di non commuoverci.

‘Wonder’, interpretato da Jacob Tremblay, nel ruolo di August Pullman e Julia Roberts e Owen Wilson, genitori del piccolo protagonista, è un film drammatico che induce a profonde riflessioni. Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore R. J. Palacio, il film inscena la quotidianità di un bambino speciale che, per la prima volta, si iscrive e frequenta una scuola, con dei compagni e degli insegnanti veri.

August, altrimenti chiamato Auggie, è affetto da una malformazione cranio-facciale, per la quale ha subìto diversi interventi chirurgici, che gli hanno permesso via via di vedere e ascoltare. Un ragazzino che cammina a testa bassa e che si nasconde sotto a un casco, grazie al quale riesce a essere ciò che sogna di diventare: un astronauta che un giorno andrà sulla luna.

Il tema principale trattato in questa pellicola è quello del bullismo, argomento purtroppo sempre molto attuale, come riportato dalle cronache giornalistiche. L’immagine è sempre la stessa: il più forte cerca di prevalere sul più debole, così come vuole la legge della natura, un comandamento che accomuna gli animali agli uomini con la sottile differenza che i primi lo fanno per vivere, i secondi per sopravvivere e farsi spazio in una società che non ammette imperfezioni.

Ogni personaggio in questa storia ha un suo perché che non rivela, non subito almeno e questo scatena una solitudine incalzante e coinvolgente. Una solitudine che appartiene agli attori e che si riversa anche in chi assiste al susseguirsi dei loro eventi.

Non c’è comunicazione, ma si vive la frustrazione del non essere compresi, del non essere capiti. Ed è un po’ quello che accade nel mondo di tutti i giorni, in cui si preferisce non dire mai una parola in più quando si parla di sé, credendo piuttosto che ciò che si è già detto possa essere sufficiente, credendo che basti per sapere come e perché rimanerci accanto.

Uno dei più grandi insegnamenti di questo film risiede nei piccoli precetti che un docente affida alla classe del piccolo August. Uno di questi è proprio quello di essere gentili sempre con la gente che ci sta attorno perché sicuramente starà combattendo una battaglia che non conosciamo.

Auggie si nasconde, poi si fida, si fa male, torna a nascondersi e finalmente vive senza più una maschera, ma vestendo il suo personaggio: un bambino con la faccia diversa, ma speciale. È il trionfo dell’umanità in una società che spesso, purtroppo, dimentica di essere umana.

Ecco perché dovremmo sforzarci di non commuoverci guardando questo film, perché ciò che accade in questa storia dovrebbe far parte della normalità e la normalità non fa piangere né fa riflettere. Credo che il concetto sia un po’ questo: fino a quando anche solo una persona al mondo dovrà lottare per farsi spazio ed essere accettata, fino a quel giorno, continueremo a commuoverci, consapevoli che il lieto fine purtroppo non accomuna tutti, ma ancora oggi ci rende diversi e pure un po’ infelici.

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