Può un libro trasmettere un faticoso senso di speranza? Sì e “Almarina” è uno di questi.

Pubblicato da Einaudi e scritto dalla penna schietta e sensibilmente arrogante di Valeria Parrella, questo testo racchiude un mondo troppo grande in ‘poche’ pagine.

Sicuramente intensa e carica di emotività, l’opera è attraversata da una scrittura che intrappola pienamente le sensazioni dei personaggi, che si mescolano inevitabilmente a quelle del lettore.

Le azioni, le descrizioni, i racconti scorrono nei corpi delle protagoniste, Elisabetta e Almarina e si riflettono sulla loro pelle, nei loro gesti, in tutto ciò che prima di tutto fanno e poi dicono.

Insegnante di matematica e vedova la prima, ragazzina romena con un travagliato passato alle spalle la seconda. Due vite diverse, che si ritrovano senza cedere alle lusinghe di lunghe chiacchierate o parole di troppo, ma alla semplicità di gesti piccoli, ma sinceri.

A Nisida, una piccola isola del Golfo di Napoli, si trova un carcere minorile, dal quale in tanti entrano e in tanti escono, senza dare più notizie di sé e del proprio destino, scomparendo dalle pagine, ma non dal ricordo e dalla paura che possano ritornare a una vita che li ha già condannati una volta.

In un dinamico scambio tra “dentro” e “fuori”, tra dietro le sbarre e oltre, cresce una storia fatta di ricordi e attese, di passato e futuro, di malinconia e faticosa speranza. Faticosa, sì, perché si trascina fino all’ultimo, lasciandoti con il fiato sospeso per tutto il tempo.

L’impressione che si ha è quella di non riuscire a conoscere mai i personaggi fino in fondo, ma di vedere soltanto il profilo che decidono di mostrare, nascondendo l’altra metà, fatta di ombre e luce.

Ne percepisci chiaramente la fragilità, ma non sempre la forza e, come loro, senti a volte di non farcela neanche tu.

Questo è il dramma che si vive. È l’urlo di chi non ha più la voglia e il coraggio di gridare, vinto ormai dalla rassegnazione e dalla convinzione che è così che debba andare e non diversamente.

Esiste davvero la possibilità di una vita migliore fuori dalle sbarre, sotto a un cielo compatto e non spezzettato? Il privilegio dell’onestà spetta davvero a tutti?
Sono questi i dubbi che rimangono di un libro che seduce e corteggia la libertà e il desiderio di rivalsa, ma che nel frattempo cede all’inganno della paura, del buio sempre e comunque.

Ho letto “Almarina” in spiaggia, un modo forse per non farmi ingoiare dalla claustrofobia che si respira fra le sue pagine e che caratterizza i luoghi, i personaggi e i loro stati d’animo.

L’ho letto al mare, riparandomi dal sole, ma non del tutto. Perché i raggi sulla pelle bruciano, è vero, ma ti ricordano che sei vivo, che sei libero e che puoi ancora sognare il tuo domani.

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