Titolo: La morale del centrino
Autore: Alberto Milazzo
Casa editrice: SEM
Anno di pubblicazione: 2019
Numero di pagine: 140
Prezzo di copertina: 13,00 euro
Frase preferita: “L’umanità ha sempre barattato un po’ di felicità per un po’ di sicurezza”

Ho respirato la Sicilia tutto il tempo e, sebbene le pagine non riescano ancora a parlare – anche se per me un giorno lo faranno, parleranno davvero – a ogni frase ho sentito la voce di Manon.

Questo è ciò che mi viene da scrivere di getto, dopo aver concluso il libro di Alberto MilazzoLa morale del centrino“, pubblicato da SEM editore.

Una storia che ti coinvolge e ti trascina nei dialoghi, nelle sensazioni, nei silenzi, come se ti venisse concesso d’improvviso il privilegio, ma anche la responsabilità, di stare fra i personaggi.

Ironico e a tratti commovente, “La morale del centrino” è la storia di un figlio (“quello di Milano”) ed è anche la storia di una madre, ma non una qualsiasi, bensì una madre siciliana.

Devota all’infelicità, sentimento che cura e custodisce, Manon è un personaggio forte, che lascia senza parole persino il lettore per la saggezza dei suoi discorsi e delle sue risposte.

È un libro in cui chi è siciliano si riconosce e chi non lo è si perde, ma in senso buono, per la particolarità dei dettagli, l’umanità disarmante e preziosa del racconto e per la profonda sensibilità del finale.

“Infelicità”. Con questa parola si apre il romanzo e prosegue per tutta la durata. Un elogio quasi a una condizione che diventa essenziale per il suo esatto opposto.

Manon si lagna, si lamenta, si tormenta sempre. Lo fa con i figli, lo fa con il marito, lo fa con tutti. Ogni cosa per lei non va mai bene, non è mai quella giusta. Così la frutta a tavola, che non è né mela né pera, perché avrebbe voluto mangiare altro e così il posto al ristorante, che non va bene se è troppo vicino alla finestra né se è troppo centrale.

Una madre siciliana, sempre pronta ad allarmarsi anche per una chiamata, sempre sull’orlo del dramma, della disperazione e un figlio, innamorato di un inglesino, che continua a cercare con discrezione la felicità che gli spetta per il solo fatto di essere venuto al mondo.

La storia procede con singhiozzi di dialogo tra loro. I due parlano, è vero, ma danno l’impressione di non comunicare. Diventano sordi l’uno con l’altra e l’uno per l’altra, fino al silenzio. Fino a quando l’infelicità fa pareggiare i conti, mostrando l’altra faccia della medaglia.

“La morale del centrino” è uno di quei libri che ti portano a rispolverare gli odori di quei vecchi ricami, conservati negli armadi e dimenticati. In ogni casa siciliana che si rispetti un centrino (e spesso anche più di uno) c’è sempre e c’è perché incarna la vita di questa Isola, impregnata di contraddizione e fascino.

È un’opera che ami già dai primi capitoli e che purtroppo saluti in fretta. Io l’ho assaporata in poche sere, in compagnia del mio cane che, cercando di non fare troppo rumore, ha provato a divorarla anche lui, ma senza metafore e ammorbidendo gli spigoli, dalla copertina alle pagine.

Trovarle un posto nella mia libreria non sarà facile adesso, perché sarà come chiuderla in un cassetto e mi dispiace. Le storie sono sempre piene di protagonisti, ma Manon è speciale.

Se potessi, la inviterei a mangiare o a bere qualcosa, senza offrirle nulla, ma lasciando a lei il compito di dirmi che cosa prenderle dal frigorifero o dalla credenza, per non cadere nell’imbarazzo di sbagliare.

E allora, Manon, accomodati e parliamo. Avrai ancora tanto da dire oltre quelle pagine, ne sono sicura!

 

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